I reni filtrano il sangue e producono l’urina: questa viene condotta dagli ureteri nella vescica e da qui, attraverso l’uretra, all’esterno con la minzione. La vescica funziona da serbatoio che raccoglie e trattiene le urine. Se non ci fosse la vescica, le urine uscirebbero all’esterno in continuazione perché la sua produzione è continua (pur con flussi differenti a seconda delle ore del giorno).
La vescica, quindi, permette che le urine vengano raccolte e possano venire eliminate quando il soggetto decide di urinare. Il meccanismo che fa sì che la vescica sia un serbatoio e, quando necessario, si possa svuotare, si chiama sfintere.
In termini pratici, lo sfintere si comporta come un rubinetto che sta per lo più chiuso e si apre quando si vuole svuotare il serbatoio/vescica. In realtà, lo sfintere è un complesso insieme di strati muscolari sia volontari che involontari, che in sinergia tengono chiuso il passaggio tra vescica e uretra. La tenuta dello sfintere non è assoluta, ma è relativa alle pressioni fisiologiche di funzionamento: un’elevata pressione di urina ne può forzare la tenuta.Quando lo sfintere non funziona a dovere si ha l’incontinenza (fuoruscita di urina), ovvero lo svuotamento della vescica, in parte o in toto, senza la partecipazione e/o la volontà del soggetto.
Per comprendere le cause ed i tipi di incontinenza, occorre tener presente come funziona la vescica. La vescica è un serbatoio che si adatta al riempimento man mano che l’urina defluisce in essa.
È un serbatoio fatto di muscolatura liscia, involontaria, con una sua dimensione, che si riempie come un sistema elastico (ad esempio un palloncino) e, quando è piena, si contrarrebbe e si svuoterebbe automaticamente se non ci fosse un controllo.
Fisiologicamente, invece, quando il riempimento raggiunge una certa quantità di urina, il liquido provoca un aumento della pressione interna della vescica. La vescica essendo situata dentro l’addome, ha una pressione anche esterna data dalla tensione dei muscoli e dalla distensione dell’intestino.
I recettori di pressione (spie) posti sulla parete vescicale, avvertendo la somma delle due pressioni (esterna ed interna), inviano al cervello, attraverso le fibre nervose del midollo spinale, l’avviso che la vescica si sta riempiendo. Il cervello prende coscienza che la vescica è piena (sensazione di riempimento, bisogno di urinare) e, se non c’è la possibilità di urinare, inibisce la contrazione della vescica. Viceversa, quando si arriva alla toilette, il cervello toglie l’inibizione, la vescica si contrae, per riflesso si aprono gli sfinteri e si urina. Qualsiasi problema, malattia o trauma che interferisca con questo semplice meccanismo, può provocarne il malfunzionamento e causare una perdita d’urina.
Generalmente si distinguono due tipi di incontinenza: da urgenza e da sforzo, che talvolta possono presentarsi associate.
L’incontinenza da urgenza si verifica quando la vescica si contrae prima che il cervello ne inibisca la contrazione: questo fatto, aumentando la pressione dell’urina a livelli superiori alla tenuta dello sfintere, fa perdere l’urina. Le cause più comuni sono le forme infiammatorie (cistiti) sia da infezione batterica o virale che da danni fisici, nonché malattie neurologiche che alterano o interrompono i collegamenti nervosi tra vescica e cervello.
L’incontinenza da sforzo si manifesta quando lo sfintere diminuisce o perde la forza con cui chiude l’uretra: pertanto ai riempimenti vescicali fisiologici, che non avvertono il cervello dello stato di riempimento, l’aumento di pressione sulla vescica ne provoca in parte o in toto lo svuotamento.
Questo avviene con colpi di tosse, starnuti, sollevamento di pesi o con cambi di posizione: tutti questi fatti aumentando la pressione addominale portando una maggior pressione sulla vescica. Se la soglia di pressione a cui lo sfintere risponde è più bassa della pressione che lo sollecita, lo sfintere non tiene e l’urina fuoriesce: ecco la perdita d’urina.
In presenza di perdita di urina bisogna capire quale tipo di incontinenza abbia provocato la perdita di urina, è necessaria, quindi, una visita urologica che permetterà, con un’accurata ricostruzione degli episodi di incontinenza e delle circostanze concomitanti, di identificare il tipo di incontinenza e porvi rimedio.
Gli esami di base necessari per inquadrare il problema, oltre l’anamnesi e la visita urologica, sono:
Questi esami confermano/escludono la presenza di infezioni delle vie urinarie, alterazioni anatomiche dell’apparato urinario e genitale maschile e femminile (ad esempio i prolassi), la presenza di malattie sistemiche concomitanti.
È necessario tenere in considerazione se il paziente assume farmaci per patologie concomitanti (influsso di terapie assunte per altre cause) pregressi trattamenti fisici (radioterapia), abitudini comportamentali quali malfunzionamento dell’intestino.
Talvolta, è necessario aggiungere a questi esami di base altre indagini, quali un diario delle minzionie delle perdite, o una uroflussimetria. Solo in casi particolari e su esclusivo giudizio dello specialista urologo, è necessario sottoporsi a un’indagine urodinamica o a visite di altri specialisti quali il neurologo.